sulle mense scolastiche : comunicato del CGD Piemonte e del COOGEN Torino

 

Nelle scorse settimane si è molto parlato della questione “panino”, o – per meglio dire – pasto da casa in alternativa alla ristorazione scolastica. Ripercorriamo le tappe della vicenda: – Nell’anno scolastico 2014/2015 59 famiglie chiedono al tribunale di Torino di vedere riconosciuto il diritto di non usufruire del servizio mensa offerto dal Comune di Torino, e che i propri figli possano consumare a scuola il pasto portato da casa. – Con la Sentenza 1049/2016 il tribunale di Torino dà ragione alle 59 famiglie ricorrenti. –

Da quel momento, in tutte le scuole di Torino, ma non solo, sono state diverse le famiglie che hanno chiesto di non iscrivere i propri figli al servizio mensa, ottenendo risposte interlocutorie dai dirigenti scolastici oggettivamente in difficoltà a fornire risposte precise in assenza di indicazioni da parte del ministero. – Venerdì 15 luglio l’ufficio scolastico regionale invia a tutte le scuole del Piemonte una circolare in cui si riporta il parere dell’avvocatura distrettuale dello Stato in merito alla questione, che sintetizziamo di seguito: o La sentenza è valida solo per le 59 famiglie ricorrenti e solo nel caso in cui i figli stiano ancora frequentando la scuola frequentata al momento del ricorso; le scuole interessate dovranno organizzarsi e attrezzarsi opportunamente anche se ancora si deve stabilire come. o L’avvocatura distrettuale sta trasmettendo tutta la documentazione all’avvocatura generale dello Stato al fine di predisporre il ricorso in Cassazione.

Come associazioni di genitori abbiamo sempre difeso l’idea che il tempo mensa debba essere considerato a tutti gli effetti tempo scuola, cosa che viene riconosciuta dalla sentenza. Crediamo che il tempo mensa sia il momento della socializzazione, dell’educazione alimentare, della prevenzione, attraverso il cibo, di alcune patologie; che sia il momento in cui tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche della famiglia, possono accedere ad un pasto, dal punto di vista nutrizionale, equilibrato e di qualità; che sia uno dei possibili modi per costruire inclusione. Per questo non riusciamo a considerare questa sentenza una vittoria delle famiglie. A nostro avviso è la vittoria di una somma di interessi individuali, legittimi, sia ben chiaro, contro un interesse collettivo, per noi più importante. È la vittoria di chi fa prevalere il diritto di scelta su un’istanza di uguaglianza e di giustizia sociale. Questa sentenza ci preoccupa e ci preoccupano le sue possibili conseguenze ed è il motivo per il quale stiamo sostenendo, con il Comune di Torino e con l’Ufficio Scolastico Regionale, la necessità del ricorso in cassazione.

Questa sentenza è destinata a causare alle scuole non pochi problemi di ordine organizzativo ed economico, ma soprattutto, se dovesse essere confermata, rappresentando una via d’uscita dal sistema di ristorazione scolastica, indebolirà inevitabilmente le richieste di riduzione delle tariffe e di miglioramento qualitativo del servizio. Temiamo che, di fatto, possa aprire la strada allo smantellamento o ad un forte ridimensionamento del servizio mensa. Siamo consapevoli delle oggettive difficoltà e perplessità di tante famiglie relative tanto al costo quanto alla qualità del servizio, e vogliamo continuare a lavorare alla riduzione dei costi, senza rinunciare a migliorare la qualità e al fondamentale monitoraggio delle commissioni mensa. Ci impegniamo ad aggiornarvi sulla situazione e siamo a disposizione, a partire da settembre, per organizzare momenti di incontro, confronto e dialogo sulla questione, che riguarda sì la mensa, ma anche e soprattutto il modo di intendere la scuola, l’educazione dei nostri figli e il rapporto scuola-famiglia.

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