COME SI COSTITUISCE UN C.G.D. LOCALE
E
COME SI ADERISCE AL C.G.D. NAZIONALE
1. Un gruppo di genitori (di una stessa scuola, di scuole diverse, di una circoscrizione, di un Comune, ecc.) interessati ai problemi della scuola, alla tutela dei diritti dei minori e che condividono le finalità statutarie del CGD ed intendono promuovere iniziative e interventi su queste e altre tematiche, possono dar vita a un C.G.D.
2. Questo gruppo, per aderire al C.G.D. nazionale manda una lettera al Presidente nazionale con la richiesta di adesione e l’esplicita dichiarazione di condividere lo Statuto nazionale
3. Non è indispensabile che il gruppo di genitori che intende costituirsi come C.G.D. locale abbia un proprio Statuto registrato, essendo una associazione privata e potendo far riferimento a quello nazionale. Qualora esigenze specifiche (rapporti con gli Enti locali o altre istituzioni, ecc.) lo richiedono, lo Statuto adottato deve essere sottoposto alla verifica degli organismi dirigenti nazionali e registrato con la modalità prevista in materia.
4. Ricevuta la domanda di adesione il Presidente nazionale: informerà i C.G.D. locali eventualmente presenti sul territorio, chiederà il parere del Comitato dei Garanti e la delibera della Segreteria nazionale per autorizzare l’utilizzo in sede locale della sigla C.G.D.( per ulteriori informazione consultare lo statuto pubblicato sul sito)
5. Singole persone, a prescindere dalla loro nazionalità, genitori e non, possono aderire ad un qualsiasi CGD locale. Laddove un CGD non sia costituito, i singoli aderiscono all’Associazione Nazionale.
Per un’informazione più dettagliata vedere gli artt. 5-6-7-8-9-10-11-23 dello Statuto.
Camminare insieme…
A chi si avvicina a questa associazione vogliamo comunque offrire una piccola rassegna di alcuni momenti della sua storia.
Per lavorare in un’associazione e contribuire a farla crescere è indispensabile, infatti, conoscere e rispettare i progetti e le passioni che hanno coinvolto chi si è impegnato prima di noi.
Il Cgd è nato nel 1976, sull’onda dei movimenti di partecipazione e di rinnovamento democratico delle istituzioni tradizionali. Il suo primo presidente è stata Marisa Musu, giornalista, partigiana, medaglia d’argento al valor militare. Nella sua storia ormai ultra trentennale, il Cgd ha operato nelle scuole e negli altri contesti educativi per affermare una nuova cultura dell’infanzia e dell’adolescenza ispirata ai valori di laicità, democrazia, libertà e uguaglianza della Costituzione Repubblicana
MARISA MUSU: “Premessa” a Bambini e genitori nella società e nella scuola. Breve storia del Cgd, Fondazione italiana per il volontariato, 2000
Giocatori di bocce, pescatori, benefattrici, escursionisti, enigmisti: tutti tendono ad unirsi in associazione e nel nostro Paese la caduta del fascismo e la fine della guerra portarono i cittadini negli anni 1945, 46, 47, a profittare largamente di questa nuova possibilità che la libertà, appena conquistata, offriva.
Sicché un po’ ovunque sorsero associazioni di ogni tipo e dimensione. Alcune ispirate dai partiti o dalle ideologie politiche ebbero subito connotazione ed estensione nazionale. …….
A ripensarci oggi appare ormai visibilissima una lacuna macroscopica: non è presente alcuna forma associativa indirizzata ai genitori, né, in senso più lato, alla famiglia. ……..
Perché allora questa indifferenza per i genitori in quanto tali, come mai questa mancanza di attenzione organizzativa, ma non solo, verso di essi? …..
Se cerchiamo oggi, a posteriori, una spiegazione a questa anomalia, cioè all’assenza per decenni nel dopoguerra e fino ai Settanta di un associazionismo specifico rivolto ai genitori in campo cattolico e laico, dobbiamo perciò allontanarci dalle motivazioni strettamente politiche ed ideologiche per prendere in considerazione le tematiche socio-psico-pedagogiche.
La “genitorialità” (orribile espressione linguistica per indicare l’essere padri e madri) è un concetto che tarda a configurarsi come categoria autonoma. ……..Ricordo che non più di vent’anni fa, in una strada di Roma, avendo chiesto a una donna di smettere di schiaffeggiare una bambina di circa sei anni, lei mi rispose con gentilezza che non dovevo preoccuparmi perché era sua figlia. Negli anni Ottanta quindi, nella capitale del nostro Paese, si poteva incontrare ancora chi considerava il figlio sua assoluta proprietà. Così stando le cose ha fatto fatica ad avanzare il concetto di una genitorialità con caratteristiche specifiche: solo se si è convinti che il figlio non è una delle tante proprietà personali, ma un individuo altro da sé, col quale quindi è complesso, difficile intessere un rapporto, solo in questo caso prende autonomia con problematiche proprie la figura del genitore. Ma possiamo forse anche spingerci oltre. Finché, in una società al limite della povertà per la stragrande maggioranza dei suoi membri, una volta procreato, il figlio doveva solo crescere in assoluta e acritica obbedienza, i doveri e quindi i compiti dei genitori erano elementari: fornirgli un tetto, del cibo, dei vestiti e più tardi una semplice alfabetizzazione. Sopperire a queste necessità non doveva certo essere facile in Italia negli anni dell’immediato dopo-guerra, ma ciò di cui il lavoratore – o il disoccupato – sentiva allora il bisogno per soddisfare questi bisogni era di associarsi in un sindacato, in un partito politico, n una cooperativa, tutti strumenti che giudicava i più idonei, giustamente credo, ad appoggiarlo in una lotta per migliorare la propria esistenza e di conseguenza quella dei propri figli. La figura, l’identità che si definiva, che prendeva risalto era quella del cittadino, del lavoratore, del disoccupato, non certo del genitore.
Man mano che la società italiana è andata crescendo economicamente, che un certo benessere i è andato diffondendo e che con esso è andata maturando anche una maggiore cultura, sono andati ponendosi altri bisogni, evidenziandosi altre priorità. Così l’acquisizione di una maggiore conoscenza del bambino, la consapevolezza di una domanda infantile non solo fisico-materiale, i primi, seppur semplici, elementi di psicologia dell’età evolutiva sono andati trasferendosi dalle iniziali, ristrette élites intellettuali a strati più consistenti di cittadini quindi di genitori ed insegnanti. ………
Da qui alla domanda di un associazionismo dei genitori il passo è conseguente elogio. E’ vero che vi ha contribuito in modo determinante la legge sui decreti delegati che ha in un certo modo stimolato i partiti politici ad apprestare strumenti per la rappresentatività dei genitori stessi nei Consigli scolastici, ma è vero anche che, a sua volta, l’ingresso in forma organizzata dei genitori nella scuola è potuto avvenire perché nella società è andato avanti il processo cui abbiamo accennato prima.
In questo quadro vanno considerate la nascita e la storia del Coordinamento genitori democratici, prima e finora unica associazione di genitori laici a carattere nazionale nel nostro Paese …..
Quale sarà lo sviluppo della genitorialità nel terzo millennio non possiamo prevedere e ancor meno possiamo prevedere se vi sarà tra dieci, vent’anni ancora domanda di associazionismo e, se si, in quali forme essa si esprimerà.
Siamo però convinti che sono propri dell’uomo il disagio della solitudine e la volontà di superarla unendosi ad altri uomini. Non siamo certi che altrettanto innati siano il senso della giustizia e il desiderio di eliminarla. Essi furono però certamente presenti nei genitori fondatori del Cgd e noi che fummo tra loro possiamo affermare che in quel lontano 1976 l’esigenza primaria che ci mosse fu quella di contribuire ad offrire ad ogni bambino pari opportunità di vita serena e degna, nel quadro di una maggiore giustizia per tutti gli esseri umani.
Oggi, più e meglio di trent’anni fa, abbiamola consapevolezza che essere genitori in Italia pur con tanti problemi e angosce, è un privilegio rispetto alla condizione dei padri e delle madri dell’India, dell’Angola, del Brasile, di sue terzi del mondo. Proprio di fronte alle dimensioni cosmiche del problema abbiano coscienza di aver fatto poco, pochissimo, un granello di sabbia, poche gocce d’acqua. Ma poiché credevamo allora e crediamo tuttora che i grandi obiettivi, i grandi progetti trovino la linfa vitale nelle piccole cose di ogni giorno, nelle cose difficili, come scrisse Gianni Rodari, siamo convinti che anche le associazioni come la nostra e tante tante altre ad essa simili, laiche e cattoliche, abbiano un ruolo indispensabile, che arricchisce la società impedendone l’omologazione e la desertificazione.
Ai genitori giovani che hanno preso il nostro posto lasciamo questa consapevolezza e affidiamo questa volontà.
Dallo STATUTO NAZIONALE del Cgd
Art. 1
Il Coordinamento Genitori Democratici (C.G.D.) è un’associazione nazionale di promozione sociale, organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS), …, che persegue finalità educative, formative, culturali e di solidarietà sociale.
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Art. 2
Il C.G.D., ispirandosi ai valori di laicità, democrazia, libertà e uguaglianza della Costituzione Repubblicana, promuove nella famiglia, nella scuola e nella società il pieno diritto delle bambine e dei bambini, delle adolescenti e degli adolescenti ad essere considerati persona, a crescere in piena autonomia, salute e dignità. Il C.G.D. si impegna, inoltre, a favorire l’affermazione di una nuova cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, ed individua nella Scuola, nella quale opera come associazione nazionale di genitori di allievi, l’ambito prioritario della sua attività.
Art. 3
Il C.G.D. si impegna a valorizzare e promuovere il ruolo educativo dei genitori, attraverso una cultura della genitorialità sociale. A tal fine, promuove la cultura della pace e della non violenza ed opera per fini di solidarietà e di promozione culturale, sociale ed umana, nella consapevolezza che i problemi dell’infanzia e dell’adolescenza possono essere risolti solo nella prospettiva di un diverso rapporto tra il nord e il sud del mondo, di un comune impegno per la difesa della natura e dell’ambiente, del rispetto e della valorizzazione delle diversità di genere, etniche, culturali e religiose, del pieno riconoscimento dei diritti dei deboli e degli svantaggiati.
Art. 4
Il C.G.D., che è un’associazione senza scopo di lucro e non fa parte di strutture partitiche né religiose, si propone di contribuire alla piena realizzazione di una Scuola Pubblica, democratica, laica, moderna e qualificata, intesa come luogo privilegiato di crescita umana e di formazione civile e culturale, in rapporto dinamico con il territorio e con le sue Istituzioni. A tale scopo sollecita l’impegno dei genitori e la collaborazione tra tutte le componenti scolastiche : Genitori, Studenti, Non Docenti, Insegnanti e Dirigenti Scolastici.
La scuola è stata il principale terreno di impegno del Cgd. Molte volte, negli anni passati, il Cgd è sceso in piazza assieme a sindacati e ad altre associazioni, per contrastare gli attacchi alla scuola pubblica e promuovere i valori della democrazia e della laicità.
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