COMUNICATO STAMPA del CGD: Il 28 dicembre ha segnato un capito nuovo…

Il 28 dicembre ha segnato un capitolo nuovo nella storia del sistema di istruzione e formazione italiano.

Il Presidente del Consiglio ha infatti annunciato lo “spacchettamento” delle competenze che afferivano al MIUR creando due Ministeri: uno per l’Università e Ricerca e l’altro per l’istruzione.

Nel giustificare la scelta il presidente Conte ha rilevato, in sede di conferenza stampa a Palazzo Chigi, che “la cosa migliore per potenziare la nostra azione, sia separare il comparto scuola dal comparto Università e Ricerca. Sembrano appartenenti alla stessa filiera, ma hanno logiche ed esigenze molto diverse: sarà creato un nuovo ministero dell’Università e della Ricerca”.

Operazione forse inevitabile se si vuole che ci si occupi seriamente di università e ricerca, ma anche operazione complessa, già sperimentata nel passato sotto il governo Prodi, che richiede che non si torni indietro e ci si metta al lavoro da subito.

Ad entrambi i ministri va il nostro augurio di buon lavoro, nella speranza che la nascita dei due Ministeri corrisponda realmente ad una logica di governo dei due settori e non ad esigenze politiche interne alla maggioranza.

Non possiamo non rilevare che rimangano aperte le questioni che le dimissioni del ministro Fioramonti ha posto con evidenza al Paese tutto: il necessario impegno del Governo per trovare le risorse necessarie per l’intero sistema dell’Istruzione e della Ricerca e le riforme strutturali da adottare, nel medio e nel lungo periodo.

Il dibattito che si è sollevato con le dimissioni del Ministro è un dibattito che non va ora, a questione apparentemente risolta, lasciato nel dimenticatoio o agli opinion-makers delle grandi testate giornalistiche: il tema degli investimenti e il tema del sapere nel suo rapporto con la crescita del Paese e della sua democrazia è questione che ci riguarda tutti.

Come non perdere intelligenze e talenti dei nostri ragazzi, soprattutto nelle regioni del Sud, in un paese come il nostro destinato ad invecchiare, come non dividere la scuola con il regionalismo differenziato, come dare gambe reali al diritto allo studio, sono questioni che coinvolgono tutto il Paese.

  E’ necessario un grande dibattito pubblico per capire di quali riforme, di quale cultura e, di quale complessivo progetto di cambiamento hanno bisogno la scuola e l’Università del nostro tempo.

 Rinnoviamo gli auguri ai due neoministri ma ricordiamo loro che davvero NON C’E’ TEMPO DA PERDERE

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